Lecito leggere l'email dei dipendenti | |
Fa discutere la sentenza di Milano con cui viene assolto un funzionario d'azienda per aver frugato nella mailbox di una dipendente assente. Nessun permesso era stato richiesto. Polemiche e perplessità dentro e fuori dalla rete |
15/05/02
- News - Roma - Se il dipendente è in vacanza l'azienda può provvedere a
leggere la posta che arriva nella sua casella di posta elettronica. Questo è il
senso di una sentenza emessa a Milano con cui si archivia una denuncia per
violazione di corrispondenza. Una sentenza che sta suscitando notevole scalpore
e polemiche.
Il magistrato Andrea Pellegrino ha deciso di archiviare definitivamente il caso
affermando come legittimo il comportamento di un funzionario aziendale che, in
assenza di una dipendente, ha controllato la casella di posta elettronica di
quest'ultima.
La giustificazione per questo atto, stando all'azienda, stava nella necessità
di verificare se vi fossero novità sui progetti di lavoro seguiti dalla
dipendente nel corso della sua assenza. Un comportamento, questo, che aveva
spinto la dipendente a sporre formale denuncia contro l'impresa per violazione
della propria corrispondenza.
Va detto che proprio in seguito alla lettura della posta, l'azienda aveva deciso
di licenziare A.A. in quanto nella sua mailbox erano state trovate email
riferite a progetti di lavoro personali di A.A. e non inerenti alla propria
occupazione in seno all'azienda. Secondo Pellegrino, dunque, l'azienda ha agito
nel proprio diritto in quanto ha dimostrato la propria necessità di dover
leggere quella posta per assicurare continuità alle proprie attività.
Va da sé che una sentenza del genere apre un fronte di polemica che già in
passato si è surriscaldato. Da un lato coloro secondo cui l'utilizzo di uno
strumento aziendale, come il computer e l'accesso ad internet, non può in alcun
modo riguardare fatti privati, e dall'altro quelli che sostengono il diritto
all'inviolabilità della corrispondenza.
Tra questi ultimi anche l'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e
Consumatori) che in una nota diffusa ieri ha affermato che "si trattava di
una e-mail non intestata alla azienda in quanto tale, ma alla persona in quanto
parte dell'azienda, e fino a prova contraria i diritti della persona hanno lo
stesso valore di quelli di un'azienda e, quando si crede che siano violati, non
ci si può arrogare il diritto di farsi giustizia da soli, e proprio per questo
esiste chi, dalla legge, è preposto a indagini e giustizia". Secondo l'Aduc
"spiare una persona ha un valore giuridico solo se c'è un'autorizzazione
da parte di un magistrato". "L'alternativa - insiste l'Associazione
degli utenti e dei consumatori - è l'inesistenza del diritto di privacy, con
l'estremizzazione che porta a considerare un dipendente di un'azienda come uno
schiavo, senza cioè i suoi diritti di individuo".
Se si vuol esprimere un giudizio sul parere dell'Aduc riteniamo che l'indirizzo di posta aziendale è fine a se stesso ossia fine al lavoro svolto all'interno dell'azienda e non a fini personali pertanto riteniamo eccessive le considerazioni dell'Aduc sul fatto avvenuto e giusto il comportamento del magistrato.